profumo
INFORMAZIONI UTILI:
Comune di Bardi (65 Km da Parma).
MARZO, APRILE, MAGGIO, OTTOBRE aperto il sabato dalle 14 alle 18;
festivi dalle 10 alle 18. con l'ora legale chiusura alle 19
GIUGNO e SETTEMBRE aperto feriali dalle 14 alle 19 - festivi dalle 10 alle 19.
LUGLIO e AGOSTO tutti i giorni dalle 10 alle 19 (nei festivi di agosto chiusura alle 20)
NOVEMBRE sabato dalle 14 alle 17, festivi dalle 10 alle 17
su prenotazione la fortezza è sempre visibile. Possibilità di visite guidate su prenotazione (0525-71626).
Ormai nemmeno gli ultimi vecchi montanari che abitano quelle vere e proprie ghost towns di casa nostra - i borghi attigui a Bardi, come Caneto o Agneto, desolati villaggi di pietra che sopravvivono in un abbandono sinistro - il nome di Barrio dice qualcosa. Eppure, fra le leggende secolari che circondano Bardi, quella dell'elefante di Annibale (ultimo di trentasette) venuto a morire in solitudine sulle rive del Ceno lasciando in eredità il proprio toponimo è stata la più dura a cedere il passo alle verità storiche.

Adesso si sa che il nome di Bardi risale al 600 d.C. quando un gruppo di guerrieri longobardi, gli Arimanni, si accampa sotto le pendici dello sperone roccioso color sanguigna che domina la zona. Nelle vicinanze vi sono un bosco, un fiume: bastano per far venire l'idea di impiantare un villaggio. E il castello? Bisogna attendere qualche annetto e traversare un bel pezzo di Medioevo. In pianura imperversano i barbari, le razzie e le violenze sono pane quotidiano. Tira brutta aria per il venerabile Everardo, vescovo di Piacenza. Cosa di meglio che cercare scampo in un castello nuovo di zecca innalzato su uno scoglio roccioso ripido e inespugnabile? Così fu. Il terrore per le scorrerie dei feroci Ungari consiglia infatti al vescovo l'ascquisto di metà della rocca di Bardi che è poi soggetta a vari passaggi di proprietà.

Nella metà del XIII secolo, infine, il castello va alla famiglia Landi: da quel momento le vicende storiche ed economiche, nonchè le fortune del maniero restano inscindibilmente legate a questa famiglia piacentina che ne fece il proprio centro di potere per 425 anni. E' Ubertino Landi, fosco guerriero selvaggio e indomito, ad acquistare il castello semi-distrutto dalle incursioni del Pallavicino, signore di Piacenza, e a trasformarlo in una fortezza.

Nel 1381 Gian galeazzo Visconti riconosce la signoria dei Landi e dal 1415 concede loro un'autonomia completa: da quell'anno Bardi è la capitale dello Stato Landi, comprendente il territorio dell'alta val Ceno e dell'alta val Taro. Nel XVI poi, l'imponente maniero, per volere dell'imperatore Carlo V diviene principato.

Una delle zone più antiche della rocca è il mastio, risalente al 1200, in origine adibito ad abitazione e poi trasformato in carcere. Sotto la cura dei Landi, il castello viene trasformato da fortezza militare a dimora signorile, mediante la realizzazione di eleganti appartamenti, affreschi, giardini, fontane, una grande biblioteca. Voci raccontano che la rocca sia sempre stata abitata da un gruppo di simpatici fantasmi. Non manca neppure l'orrida sala delle torture, dove sta in bella vista la scure del boia. Inoltre, di recente, è stato ritrovato un antico manoscritto che testimonia l'esistenza di un tesoro sepolto nel castello.








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