STORIE,
ANEDDOTI E BATTUTE |
TRADIZIONI
PARMIGIANE I parte |
|
(Rel.
Enzo TERENZANI)
Raccolta
presentata dal cav. Enzo Terenzani, presidente di “Parma Nostra”, in
occasioni di alcuni incontri sul dialetto che riguardano
In
merito a tradizioni della nostra città e della provincia riguardanti anche
l’attribuzione di specifici poteri taumaturgici a Santi e Patroni, il tempo a
disposizione consente soltanto una carrellata rapida, quindi incompleta, anche
se abbastanza interessante.
Senza
un particolare percorso, ma seguendo unicamente un criterio divulgativo, quasi
una cronaca giornalistica, esamineremo alcune tradizioni, molte delle quali
ancora valide, ricordando altresì le varie feste contadine ( come quelle di
Coenzo) legate alla cosiddetta «Civiltà contadina» ben documentata dalla
raccolta Guatelli di Ozzano Taro e da quella dell’Aranciaia di Colorno.
S.ILARIO
(13 gennaio ) – Preposto alla guarigione dei sofferenti di reumatismi.
Convenivano a Sala Baganza i fedeli per asportare qualche pezzetto della grande
pietra raffigurante il santo, ritenuta prodigiosa.
Nota
la leggenda della «scarpetta» : tuttora ricordata con le dolci, classiche
scarpette di S.Ilario.
S.ANTONIO
ABATE ( 17 gennaio ) – I ragazzi, nella settimana che precedeva la
ricorrenza del Santo, bussavano alle porte delle case chiedendo farina per
confezionare quelli che erano definiti «i panini di S.Antonio».
I panini cotti al forno e benedetti in Chiesa, venivano regalati ai presenti e
portati al domicilio di quanti per motivi diversi non potevano recarsi in
Chiesa.
SS.
SEBASTIANO E FABIANO ( 20 gennaio ) – I parmigiani dedicarono a questi
Santi una cappella in Cattedrale, nei secoli XV° e XVI°, essendo venerati
quali protettori efficaci contro le pestilenze numerose in quei tempi.
CONVERSIONE
DI S.PAOLO ( 25 gennaio ) – La notte del 25 gennaio le donne giovani mettevano
un secchio d’acqua nel cortile e, il giorno seguente, leggevano sul ghiaccio
che si era formato i segni del mestiere del futuro sposo: se si era delineata,
ad esempio, una zappa o un rastrello, il futuro sposo sarebbe stato senz’altro
un contadino.
S.BIAGIO
( 3 gennaio ) – Protettore dai malanni della gola, dopo un miracolo col quale
guarì un bambino a cui era rimasta conficcata in gola una lisca di pesce.
Vi
è tradizione di conservare una fetta di panettone natalizio da mangiare nella
festa di S.Biagio per preservarsi dal mal di gola.
S.AGATA
( 4 febbraio ) – Titolare di una cappella in Cattedrale, era tenuta in grande
considerazione e venerazione.
In
occasione della ricorrenza a lei dedicata, venivano vestiti 12 bimbi poveri
dando loro «tre braccia» di panno per farsi confezionare un abito.
La
statua della Santa, riccamente vestita, era adornata da preziosi gioielli di
proprietà della Contessa Liberati, che in quelle occasioni ben volentieri li
prestava e lei stessa sistemava attorno alla sacra immagine.
S.VALENTINO
( 14 febbraio ) – Fra le varie iniziative, quella della «Borsa di ventura»,
consistente nell’assegnare alle cosiddette «citelle» (ragazze nubili) un
deposito di denari che le giovani prescelte per la loro povertà dalle varie
istituzioni (Confraternite, Università di Arti e Mestieri, Consorzio della
Cattedrale, ecc.) potevano usare per farsi una dote per sposarsi oppure per
entrare in Monastero.
In
un paese viveva un tale che era rinomato per essere pidocchio e taccagno. La
moglie, che se ne vergognava, era morta improvvisamente. I maligni commentarono:
VARIE
Nel
piacentino
In
un paesino dell’appennino piacentino, molto isolato e molto in alto, si dice
che:
Ad Andalo
Maria prepera la fojada che ‘l pien al
port a cà mi
Uno
studioso di Boretto, al quale ho chiesto quale sia l’origine etimologica del
nome Boretto, mi ha spiegato che vi sono tre ipotesi, tutte collegate al fiume
Po.
Po
ruptum: a indicare la località dove era avvenuta una grande esondazione
“rottura” di un argine.
Bis
ruptum: a indicare la località teatro di due importanti esondazioni
Po
retto: a indicare la località dove il Po assume un corso rettilineo.