STORIE,
ANEDDOTI E BATTUTE |
PERSONAGGI
PARMIGIANI
BRUNO IL "SORDO" E IL SUO MONDO |
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Bruno era il famoso oste di Borgo Sorgo. Nacque nel 1907 in borgo dei Minnelli
dove la madre gestiva già un’osteria. Il soprannome della sua famiglia era “Béli
braghi” ma era più noto come “al sord” a motivo del suo problema di
udito. Bruno è stato un bel personaggio. Sembrava burebro ma era buono come il
pane. Per rendere l’idea dirò che, quando dal carcere usciva un detenuto che
non sapeva dove andare, non di rado veniva indirizzato a lui e un pasto lo
rimediava sempre. Ho avuto la fortuna di frequentarlo e di goderne l’amicizia.
L’episodio prima descritto mi ha dato lo spunto per ricordarlo. Era amico del
pittore Walter Madoi che gli affrescò il locale con i ritratti dei clienti (vedi
foto a fondo pagina).
-Era
originario di borgo dei Minnelli del quale diceva:
“In bórogh di
Minè gh’era di lazarón mó s’t’äv bizòggna d’un b’cón ‘d pan,
in bórogh di Minè t’al catäv”.
(In borgo dei
Minnelli c’erano dei lazzaroni ma se avevi bisogno di un pezzo di pane, in
borgo dei Minnelli lo trovavi)
Sono
tanti i personaggi parmigiani che Bruno ha conosciuto. Alcuni esempi.
-Di
quei tempi ricordava l’ortolana Firmina
che verso sera si faceva sull’uscio e gridava “Dònni
gh’é ‘l s’ciapi”
: erano le mele o le pere ripulite delle parti marcite o ammaccate.
-La Camilla
invece al grido “Strabùcca la
polenta”
attirava l’attenzione su di una polenta calda fumante che in pochi minuti
vendeva a pezzetti per pochi centesimi.
-Calòta, lo
spazzino del borgo che gridava “Dònni,
a voj al rud nètt”
(Letteralmente significa il rusco pulito) cioè senza escrementi.
-Bonierba,
ortolano ambulante che aveva il carretto davanti all’Annunciata. Parlando dei
frati diceva: “Anca chil génti lì,
a tória su cme va, i n’én migh cativ gnàn lór”
(Anche quelle persone, a saperli prendere, non sono cattivi nemmeno loro!!)
-Al Schiss,
cacciatore di gatti. Aveva il naso da boxeur e mi stava spiegando come la cosa
derivasse da una caduta in uno scavo stradale. “Podäva
fär cauza al Cmón”.
(Potevo fare causa al Comune di Parma) Ma l’amico Carlon commentò: “At
podäv fär cauza a l’ost, a t’sarè stè imbariägh märs” .
(Potevi fare causa
all’oste, sarai stato ubriaco fradicio)
-Il “Morén”
che in tempo di
guerra aveva trovato un portafogli con 640 lire. Era un’enormità. Quando fu a
casa la mamma lo abbracciò e gli disse: “Par
st’an’ a t’ pól stär a ca’ da scóla.” (Per quest’anno puoi stare a casa da scuola) Evidentemente
andava a scuola più per mangiare che per imparare)
-Patan,
ortolano ambulante
che quando rincasava subiva il controllo dell’incasso da parte della moglie
che immancabilmente trovava degli ammanchi.
“I m’aràn robè” si difendeva Patan. “E
tutt chi scudlén ch’a t’è bvù dal Sórd ?!”
(E tutti quegli
“scodellini” che hai bevuto dal “Sordo”?)
A suo
tempo aiutò il Sordo a sfamare i partigiani che si rivolgevano a lui.
-Cassi ,
il poeta detto anche “Temi la luce” spesso portava a Bruno fagotti di vivande perché li
distribuisse a chi poteva averne bisogno.
-Amleto,
detto il “Chéco”. Parlando della sua infanzia spiegava che in casa andava
tanto male che la prima parola che disse non fu “mama” ma “fama”.
“In ca’ mèjja a s’magnäva sémpor dil bistècchi….pociädi”.
-Varesi. Spassoso
quando raccontava le sue avventure di guerra e non in terra d’Africa.
L'ORTOLANO "PATEN" EFFIGIATO DAL PITTORE MADOI AFFISSO SU UNA PARETE DELL'OSTERIA DEL "SORDO" |
L’altro
giorno,
passando
da
borgo
Sorgo,
ho
visto
che
nel
locale
che
ospitava
la
vecchia
osteria
di
Bruno
Lucchini
detto
il
“Sordo”
sono
in
corso
lavori
di
ristrutturazione.
Non
ho
potuto
evitare
di
pensare
a
Bruno,
al
suo
mondo
e
ai
ritratti
di
personaggi
parmigiani
che
il
pittore
Madoi
aveva
dipinto
sui
muri.
Uno
dei
più
belli
ritraeva
l’ortolano
“Patan”.
«
L
'era
pran
bon
povrett,
un
gran
bon
om
»
mi
diceva
Bruno
parlando
di
Madoi
che
gli
fu
grande
amico.
Madoi
amava
l'osteria
del
Sordo
e
i
suoi
frequentatori
ed
era
molto
affezionato
a
Bruno
di
cui
apprezzava
la
profonda
umanità
che
naturalmente
non
poteva
passare
inosservata
alla
sua
sensibilità
di
artista.
«
Em
passè
dill
siri
meravigliosi
»
ricorda
l'oste
spiegando
che
Madoi
veniva
a
trovarlo
ogni
volta
che
poteva
e
si
sedeva
assieme
a
lui
e
ai
suoi
amici
a
mangiare
in
compagnia.
Spesso
si
metteva
a
disegnare
perché
per
lui
che
era
interessato
dai
visi
significativi,
vissuti
e
sofferti,
nell'osteria
del
Sordo
c'era
sempre
pane
per
i
suoi
denti.
LA
SCOMMESSA
Bruno
ricordava
un
simpatico
episodio
occorsogli
quando
Madoi
si
era
trasferito
a
Milano.
Un
giorno
il
postino
gli
recapitò
una
lettera
recante
un
indirizzo
inconsueto:
Osteria
del..
(e
c'era
disegnato
un
cornetto
acustico)
Via….
(e
c'erà
disegnato
un
topo).
«
Ela
tòvva
Bruno?
»
chiese
il
postino.
Lui
aprì
la
busta
e
trovò
dentro
un
biglietto
con
i
saluti
dell'amico
Madoi.
Alcuni
giorni
dopo
ricevette
la
visita
di
due
distinti
signori
di
Milano
che
erano
sbarcati
da
una
lunga
macchina.
«
Scusi,
è
lei
Bruno
il
Sordo?
»,
chiesero.
«
Si!
».
«
Ha
ricevuto
una
lettera
da
Milano
in
questi
giorni?
».
«
Si,
da
Madoi
».
«
Ce
la
può
fare
vedere?
».
«
Certo
»,
disse
Bruno
e
mostrò
loro
la
busta
che
recava
i
timbri
postali
regolamentari.
«
Abbiamo
perso
la
scommessa!
»
esclamarono
i
due
signori.
Gli
spiegarono
poi
che,
durante
una
cena
tra
amici,
a
Milano,
Madoi
aveva
scommesso
con
loro
che
la
lettera
sarebbe
arrivata
nonostante
il
modo
inconsueto
di
formare
l'indirizzo.
L'oste
addolcì
la
sconfitta
regalando
loro
cinque
bottiglie
di
lambrusco
dicendo:
«
Datele
a
Madoi
con
i
miei
saluti,
li
berrete
in
compagnia
alla
prima
cena
che
farete
»
BAGOLONI
Una
simpatica categoria è quella dei bagolón
, a patto però che le raccontino veramente grosse
senza cioè pretendere di essere creduti. Bruno ne ricorda in particolare uno
famoso.
Si
tratta di Tèllo,
il famoso Tèllo del detto “Càla Tèllo”. Raccontava
che quando era attendente di un colonnello aveva il compito di accompagnare a
scuola la figlia. Aveva 13 anni e un giorno attirò l’attenzione di due
depravati che le si avvicinarono con cattive intenzioni. “O’
cavè un päl dal telefono e j’ò miss a zvis’ciasädi “.
(Ho cavato un palo
del telefono e l’ho usato da frusta)
In
trincea le cose andavano male . Non avevano da mangiare. Egli, con azione
temeraria, attraversò le linee
nemiche, catturò un bue se lo caricò in spalla. Tornato alla sua trincea vi
rovesciò dentro l’animale dicendo: “Ragas,
tolì e magnì”.
SOPRANNOMI
-Bruno
mi elencò alcuni soprannomi di suoi clienti o persone da lui conosciute:
“Molìga”
che non taceva mai.
“Al mull”
contento solo se c’era da lavorare.
“Bujètta”
che era una gran “raza”.
“Cambra d’aria”
dalla pancia prominente.
“Zbraghén”
sempre elegante.
“La mnudénna”
donna filiforme.
“La gh’à ‘l bali”
donna
autoritaria.”
“Zana zguèrsa” strabico
e poco bello.