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SAN BENEDETTO ORATORIO |
LA
BANDA E IL TEATRO, DUE PILASTRI DEL MITICO
“ORATORI ÄD SAN BENDÉTT”
Carlo Buzzi, nelle sue memorie, scriveva: “Con l'incontro con l'Oratorio salesiano posso dire che ha inizio la mia formazione...Sento di dover molto ai sacerdoti, agli amici dell'Oratorio, a quanti hanno rivolto anche a me, fra i molti, attenzione educativa con l'insegnamento, il consiglio, il sostegno nelle mie incertezze, la fiducia…”. Sono tantissime le persone che, avendo frequentato l’oratorio, potrebbero dire le stesse cose. Oratorio significa formazione, amicizia, relazioni e divertimento attraverso le tante attività che vi si svolgono. Di queste vorrei ricordare ora due pilastri: la Banda e il teatro.
La Banda
Parecchi anni fa chiedevo a Mario Strozzi, nato nel 1910, ex allievo dell’oratorio ed ex suonatore della Banda del San Benedetto: "Cme vala, Stross?""Don Bosco al me tena al mónd", rispose. Parlava volentieri della Banda perchè vi ebbe molte soddisfazioni. Era "Prima tromba" e arrivò anche a suonare, come "Tromba egiziana" al teatro Regio, nell'Aida di Verdi. Mi raccontò ad esempio, di una volta in cui gli abitanti di borgo dei Minelli si lamentarono con don Dagnino perchè erano trascurati. "Da nojetor an vén mäi nisón", dicevano. "Ci penso io", rispose don Dagnino. Chiamò la Banda del San Benedetto che entrò nel borgo a fare una bella serie di suonate tra l'entusiasmo degli abitanti che offrirono vino. Quando la banda tornò a casa venne accompagnata per un bel pezzo da un corteo di persone in festa. Questo aneddoto, uno dei tanti che si potrebbero raccontare, testimonia, oltre all’attaccamento a Don Bosco degli ex allievi, che la Banda del San Benedetto è stata una cosa importante per l’oratorio e per la città. la Banda infatti era il punto forte di tutte le feste dell’oratorio, del collegio e accompagnava tutte le gite.
Don Bosco amava dire: “Una casa senza musica è una casa senz’anima”. I suoi salesiani, che da 120 anni sono a Parma, già nei primi anni del ‘900 diedero vita alla Banda che iniziò, seppure in sordina, con il coadiutore Pietro Enria al quale, nell’ambito della musica, successe don Carlo Maria Baratta che fu il primo vero maestro. A don Baratta successe il maestro Cav. Augusto Contini che dedicò la vita alla Banda. Insegnò la musica a decine e decine di giovani per alcuni dei quali diventò particolarmente importante nella vita adulta. Nel ’52, alla morte del maestro, la maggior parte degli allievi entrò a rafforzare la Banda cittadina “G.Verdi”. Il Cav. Contini prendeva molto sul serio la sua missione e pretendeva serietà dai suoi allievi con vantaggi educativi e di profitto. Era anche molto originale. Sconsigliava, per la verità poco ascoltato, i suoi ragazzi dal giocare al calcio che non stimava perché, diceva: “É una cosa che si fa con i piedi”.
Il Teatro.
Ai tempi d’oro il teatro dell'Oratorio era sempre gremito di spettatori che accorrevano alle rappresentazioni: scenette, commedie e perfino parodie di operette, che si tenevano quasi tutte le domeniche. Attori simbolo di quel periodo sono stati Giovanni Giampietri e Dante Pramori che formavano la coppia più conosciuta. Altri attori erano: Araldi, Bastoni, Benassi, Benecchi, Bernardi, Bimbi, Buzzi Carlo e Graziano, Cantoni, Ferrari, i fratelli Ferro, Frassinelli, Giampietri Nando, Ghillani, Greci, Ilari, Negri, Paini, Peretti, Pettenati, Pinardi, Vettori Ezio, Zanichelli... l’avv. Fava era il regista. Il bravo Giancarlo (Lallo) Ilari entrò nella filodrammatica perché Giorgio Torelli segnalò ad Ugo Ghillani che “C’era un giovane che divertiva i ragazzi del suo rione con giochi e storielle”. Far parte della filodrammatica era un’esperienza educativa di prim’ordine. Richiedeva lavoro e impegno, creava relazioni e amicizia vera. L’abitudine a recitare inoltre toglieva anche il timore di parlare in pubblico con vantaggio per alcuni oratoriani che si interessarono di politica. Il far teatro era divertente anche per gli attori. L’eredità di quel gruppo venne raccolta da un gruppo di ragazzi e, dal ’64 anche di ragazze. Mi limiterò a citare, per difetto sicuramente, alcuni che, anche prendendo strade diverse, hanno continuato nel tempo: Ivo Campanini, Enrico Maletti, Andrea e Paolo Bellanova, Umberto Mezzi, Aldo Pesce, Lidia Finardi, Franca Sacchi, Eugenio Pedrelli, Marco Capacchi ecc. Cosa è rimasto oggi di tanta tradizione? Per quanto riguarda la musica, nell’ambito del San Benedetto, il fiore all’occhiello è il prestigioso coro “San Benedetto” guidato dal maestro Niccolò Paganini che di recente ha dato vita anche ad un coro di bambini. In oratorio esiste inoltre una sala musica frequentata da alcuni giovani e, ogni tanto, nascono e muoiono complessini. L’attività filodrammatica è portata avanti da un gruppo di appassionati. Molto vitale è l’attività teatrale, che coinvolge i bambini, durante il campo estivo (GREST) e nei tempi forti della liturgia.
Giuseppe Mezzadri