STORIE,
ANEDDOTI E BATTUTE |
STORIE DALLA STALLA |
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I PRETI
Un tempo, nelle nostre campagne, il prete era
normalmente circondato da stima ma nelle storie che si raccontavano nella
stalla, specialmente nelle serate invernali, non di rado veniva preso in giro
seppure mai in modo troppo irriverente. Spesso, nelle storie, risaltava il fatto
che il prete, avendo studiato, era spesso più "furbo" degli altri.
Non mancavano però nemmeno le storie in cui erano più “furbi” altri
personaggi.
LA
GALLINA
Prete e campanaro si stavano trasferendo da una cascina
all'altra per le benedizioni.
"Reverendo",disse eccitato il
campanaro,"gh'é 'na galen'na da lè
lontana da tutt il cà."
(
C’è una gallina sola, lontana dalle case)
Il prete guardò bene la gallina, diede anche
un'occhiata in giro poi rispose:
"At gh'é ragion,mettla int la sporta primma
ch'a pasa un lädor."
(Hai ragione, mettila nella
sporta prima che passi un ladro)
SETTE MURI
Un prete,
accompagnato dal campanaro, aveva girato tutto il santo giorno per le
benedizioni. Ormai era sera ed erano stanchi. Per finire il giro mancava loro
soltanto di raggiungere una cascina che si vedeva di lontano. Il campanaro disse
al prete:
"Reverendo, parchè
bendissol miga la ca' da stär chi, za tant il bendision i pason set mur". (Perché non benedice da star qui, tanto le
benedizioni passano sette muri).
“A t’è cojon veh,
il bendision i pason set mur, mo i salam no”.
(Sei coglione, le benedizioni passano sette muri ma i salami no)
MOLINAIO
Un
prete portava il suo frumento sempre dallo stesso molinaio, sebbene fosse più
che convinto che lo imbrogliasse. Non ne cercava un altro perchè era anche
certo della validità del detto:
"cambia
molinär, cambia lädor".
La
cosa non gli piaceva ma, dal momento che non aveva prove, tentò un approccio
indiretto.
"Al sät che in Paradiz gh'é ancorra 'na coppa
pronta pr'al primm molinär ch'sia miga un lädor e p'r adéss nisón l'à tota
su?"
(Lo sai che in paradiso c’è ancora una coppa per il
primo molinaio che non sia un ladro e che non l’hanno ancora consegnata a
nessuno?)
"Par
forsa",ribattè
pronto il molinaio,"in la dàn miga parchè i spet'n ancorra ch'a riva un pret a
bendirla ! "
IL
CAVALLO DEL PRETE
Un prete entrò in città con il suo biroccino. Si
fermò, come era d'obbligo, alla "porta" dove venivano effettuati i
controlli da parte delle Guardie del Dazio. Uscirono infatti dal loro posto due
guardie;una iniziò l'ispezione mentre l'altra stava a guardare. Quest'ultima
osservò:
"Che bel caval. L'é finna un p'chè ch'agh l'abia
un pret".
(Che
bel cavallo. E’ un peccato che l’abbia un prete)
"At gh'é ragión",
rispose il prete che continuò:
"a dir la vritè mi vräva tor un äzon mo an
n'ò migh catè parchè j eron béle tutti int il guärdji däl dasi".
(A dire la verità volevo un asino ma erano già tutti
nelle guardie del dazio)
ASINI
E PRETI
Il
prete di un paese di montagna era venuto in città per impegni. Sbrigati questi,
andò in ghiaja per fare alcune spese. In quei pressi incontrò alcuni paesani e
fece il giro del mercato assieme a loro. Mentre passavano tra le bancarelle, un
robusto ortolano, fingendo di parlare ad un collega, disse ad alta voce:
"A s'vedda soltant che äd j'äzon e di pret".
(Si vedono soltanto asini e
preti)
Il
prete, che era un omone di quelli che il popolo definisce, "pret pretón da galen'ni e
da capón",gli chiese a
bruciapelo:
"Ch'al
digga, el un pret lu ?" (Scusi,
lei è un prete ?)
"Mi
no!"
"Alora l'é n'äzon". (Allora è un asino)
SETE
Un
prete che era stato una vita in una parrocchia di montagna. Aveva la debolezza
di bere un po' più del necessario ma senza ubriacarsi; gli piaceva la
compagnia. Venne nominato parroco di una parrocchia vicina alla città dove,
grazie al suo carattere socievole, trovò ben una nuova compagnia con la quale,
senza fare nulla di sconveniente, amava vuotare qualche bottiglia.
Al
vescovo giunsero le lamentele di alcuni parrocchiani che non apprezzavano la
cosa. Alla prima occasione che ebbe di incontrarlo, il presule, dopo averlo
complimentato per il suo lavoro, affrontò l'argomento dell'osteria e con
franchezza gli disse:
"Mi hanno detto
"quanto" bevi".
"Mo in gh'an miga
ditt "quant" a gh'ò sèj
!"(Quanta sete ho).
PERSUTT
Un
cascinaio sfidò il prete del suo paese. Gli avrebbe regalato un prosciutto se
fosse riuscito ad inserire nella predica la parola "persutt"
(prosciutto). La cosa non era facile perchè la parola doveva essere ripetuta
tre volte di seguito e in un contesto che avesse senso compiuto. La voce si era
sparsa e la domenica mattina tutti aspettavano la predica con curiosità
convinti che il prete non ce l'avrebbe fatta. Quando arrivò il momento, il
sacerdote che teneva una mano appoggiata alla fronte in atteggiamento pensoso,
stette in silenzio un momento poi scandì lentamente:
"Persutt...persutt...persutt e per bagnato
camminava il Redentore….."
(
Persutt,
oltre che prosciutto in questa storiella significa "per l'asciutto").
ALTRE STORIE DI PRETI
Don
Dagnino, il battagliero prete dell’Oltretorrente, nel primo dopoguerra, tempo
di grandi contrapposizioni, aveva saputo che un barbiere del suo rione andava
dicendo:
“Se don Dagnino al ven
da mi a färos la bärba, a gh taj
al còl”.
(Gli
taglio il collo)
Qualcuno
gli riferì la cosa e lui ci andò a bella posta.
Il
barbiere, dopo averlo insaponato, si accingeva a fargli la barba quando il prete
gli disse:
“Hai detto che mi
avresti tagliato il collo. Forza taglia !”
Il
barbiere, esterefatto, rimase bloccato.
Don
Dagnino allora gli disse:
“Sat co’ tsi ? un
bagolón !”
(Sai
cosa sei ? Un contaballe)
Quando,
sempre tempo addietro, qualcuno cercava di canzonare il monaco don Martino, lui,
con molta calma, rispondeva:
“Pret e cojon a gh’n’é
sempor dapartutt. Mi son al pret !”
Una
signora disse al parroco:
“Reverendo, sono
disperata. Mio figlio frequenta una brutta compagnia e ho anche paura che si
droghi. Ho cercato di parlargli ma non mi ascolta, ascolta solo gli imbecilli.
Reverendo, per favore, vuole provare a parlagli lei ?