STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri


 

CORO DELLE TRADIZIONI POPOLARI
 “ RENZO PEZZANI”


 

 

    Nella Venturini fa parte di quel gruppo di persone alle quale i parmigiani che sono affezionati alle tradizioni, al dialetto e a quel certo spirito che ci caratterizza, devono riconoscenza. L’ho conosciuta vari anni fa, quando era presidente del circolo “Cattaneo”, in occasione di una serie di incontri sul dialetto al quale avevamo contribuito come associazione “Parma Nostra”. Incontri che avevano lo scopo di valorizzare la nostra parlata, le tradizioni e i personaggi parmigiani, poeti in particolare, che quanto a sensibilità e umanità, non sono secondi a nessuno. Ricordo ad esempio che una di quelle serate era dedicata al poeta Vicini il quale, impossibilitato a venire, scrisse a lei e a noi: “…Le chiedo scusa se, per la difficile situazione creatasi nella mia casa in seguito alla grave malattia che ha colpito mia moglie, non mi è stato possibile partecipare agli interessanti incontri sul dialetto… Uscire dopo cena mi è assai difficile in quanto dovrei lasciarla sola, e se avesse bisogno, chi potrebbe aiutarla? Nessuno.…” Il poeta termina con una riflessione formidabile che merita di essere conosciuta: “…Io ho pubblicato diversi libri di poesie e di prose, ma se mi chiedessero qual è il migliore, risponderei, senza alcun dubbio, che è quello che da cinque anni sto scrivendo per aiutare mia moglie nella sua tormentosa malattia”. Fu un peccato che il poeta non potè venire. Avrebbe ascoltato le sue poesie lette in modo indimenticabile, dal compianto Luca Ambanelli.

    Terminata l’esperienza degli incontri avevo perso di vista la Venturini fino a quando, gradita sorpresa, l’ho rivista in occasione di una festa sociale in cui si esibiva un coro di donne non più giovanissime ma in gamba e piene di buona volontà. In questo coro, di cui lei è fondatrice e corista, colpisce la trasparente espressione di felicità sui visi delle coriste mentre cantano. È evidente che cantano volentieri e si divertono. La Piné, oltretorrentina doc e cuoca in pensione, ha scritto per loro una serie di rime che iniziano così: “J én dil béli rezdóri che quand i canton i tornon putén’ni....” Non hanno ambizioni sproporzionate ai loro mezzi anche perché privilegiano il gusto di stare assieme ad una esasperata ricerca di perfezione. Pare che la partecipazione a questo compagine abbia, sulle coriste, effetti se non proprio terapeutici poco ci manca. Nella Venturini mi diceva che deve riconoscenza alla maestra Beniamina Carretta che ha seguito il coro dalla sua nascita (settembre 2001) e per circa quattro anni. Anch’io ho molta stima per la maestra Carretta perché, con il suo coro di bimbi “Verdi melodie”, da alcuni anni, arricchisce la presentazione del “Lunario parmigiano” di Parma Nostra, di cui sono un estensore.

    E’ curiosa particolarità del coro “Renzo Pezzani”, formato da signore parmigiane e non più giovanissime, di essere attualmente diretto da una maestra molto giovane, Gabriella Corsaro, originaria di una città il cui dialetto non ha nulla in comune con il nostro. Il sodalizio comunque funziona bene. La maestra ha imparato il dialetto e lo canta anche bene ma quando deve presentare la canzone “A semma tutt pramzàn”, canto di chiusura dei loro concerti, non senza civetteria, fa presente che, per quanto la riguarda, si tratta di una bugia. La corale ha ormai un suo pubblico di affezionati che la segue nelle sue esibizioni che avvengono in vari ambienti. Nelle case di riposo, ad esempio, dove portano gioia e talvolta riescono a far cantare anche persone che da tempo non lo facevano. Nelle chiese in occasione dei “tempi forti” della liturgia e anche nelle feste sociali dei circoli cittadini.  

    Nella Venturini spiega che questo loro coro persegue il fine di conservare, tramandare e diffondere i canti tradizionali della nostra terra. La molla che le ha spinte è stato il fascino dei testi e delle musiche che queste canzoni hanno sempre esercitato su chi le ascolta. Queste coriste sono persone che fin da ragazze sono state abituate a cantare tali melodie cogliendone la bellezza e il mistero, il dramma popolare e la comicità insita nei fatti raccontati. Inutile dire che si tratta di un patrimonio di grande ricchezza umana.

La Venturini, per cercare di restare il più possibile fedele alla tradizione, si documenta sui testi e sulle armonizzazioni delle canzoni antiche. Collabora anche con il poeta Umberto Tamburini autore di testi poetici musicati da diversi compositori. Nel canto “A semma tutt pramzàn”, di Tamburini, mi piace che il poeta esprima sì nostalgia per i tempi in cui nell’Oltretorrente si sentiva parlare il vero dialetto ma poi continua con i versi: “A tutti demm ‘na man / semm sémpor bón ragas”. Una parmigianità senza chiusure; quella che io preferisco.


 Giuseppe Mezzadri

 

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