STORIE,
ANEDDOTI E BATTUTE |
PERSONAGGI
PARMIGIANI
GIORGIO SACCO': il barbiere |
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Giorgio
Saccò è il barbiere del mio borgo, borgo Delle Colonne, dove esercita da
cinquant'anni. Ama chiacchierare senza essere invadente e la sua bottega diventa
spesso un ritrovo di amici. Conosce tutti gli abitanti vecchi e nuovi del rione
ed è piacevole ascoltare le sue rievocazioni di fatti e storie dei borghi.
Il
suo “pedigree” di parmigiano è di prim'ordine perchè suo bisnonno faceva
il calzolaio in borgo Guazzo. Suo nonno che, faceva il facchino alla
"Piccola", abitava in borgo del Naviglio. La nonna faceva la lavandaia
e lavava i panni sul canale Naviglio, ora coperto, che correva lungo viale
Mentana, nella zona dove adesso c'è il Consorzio Agrario. Avevano 21 figli e i
più piccoli dormivano nei cassetti aperti del comò. Uno zio faceva il facchino
assieme al nonno mentre suo padre scelse di fare il barbiere e per quarant'anni
ebbe bottega, anche lui in borgo delle Colonne. Tutta la famiglia, come era
costume, aveva un soprannome; "Trigolett."
Passò la sua infanzia in borgo del Naviglio a giocare con gli altri ragazzi.
Giocavano soprattutto nella piazzetta, la värta, ("aperta" nel senso di largo) che confinava con il
carcere dove, come dice una poesia di Bertoletti:
"La
sentinela sul mur äd la parzón
la butäva zò al balòn.......".
I
vescovi
Annovera tra i suoi clienti abituali il nostro vescovo mons. Cesare Bonicelli e,
prima di lui, mons. Benito Cocchi. Al vescovo Cocchi piaceva scambiare due
chiacchiere e Giorgio non si fa pregare. Probabilmente per il vescovo era
un’occasione per ascoltare l'opinione della gente. Infatti, più che parlare,
amava ascoltare e fare domande. Un giorno in cui Giorgio lo stava servendo entrò
un cliente abituale che salutò così:
"Buon
giorno a tutti meno uno".
Il
"meno uno" era diretto a Giorgio ma la cosa poteva prestarsi ad un
equivoco spiacevole e il barbiere fece segno all'amico di guardare chi era il
cliente che aveva "sotto i suoi ferri".
Salvo
Mollica
Giorgio
aveva riaperto negozio da pochi giorni dopo la chiusura di ferragosto.
Entrò Salvo Mollica, un anziano signore, che gli chiese:
"In
do' sit stè Giorgio, ch'a son pasè e gh'era sarè ?"
(Dove sei stato che sono
passato e c'era chiuso ?)
"Son
stè al mär" (Al
mare).
"A
fär ?" (A
fare ?)
"A
fär al bagn" (A
fare il bagno).
"An
n'ävot miga pu basta äd la sojóla ?!"
(La
sojóla è il bigoncio dentro il quale
facevano il bagno coloro che non avevano la doccia o la vasca.)
Giorgio mi invitò a chiedergli quanti figli avesse.
"Sez,
an gh'era miga la televizion alora".
(Sei, non
c'era la televisione allora).
Il patriota
Un
giorno ero in bottega quando entrò
Antonio. Giorgio, per stuzzicarlo, me lo presentò come "patriota" e
amico di Franco (il Caudillo).
"No,
gnan un pò", si
affrettò a precisare e poi spiegò:
"Franco è stato un terribile dittatore che non amava né i fiori né la
musica e poco anche le donne."
Gli
chiesi perchè avesse il titolo di
patriota e mi spiegò che, durante la resistenza, coloro che erano andati a
combattere in montagna erano "partigiani" mentre i fiancheggiatori che
erano rimasti in città erano "patrioti".Spiegò che all'epoca aveva
17 anni e il suo servizio consisteva nel distribuire volantini e scrivere sui
muri.
"Io
scrivevo sempre viva la pace,
perchè cosa c'è di più bello che
vivere in pace, stare assieme agli amici in compagnia e bevor un bicér... du
bicér... tri...quator....."
Ninetto
Ninetto era un ospite della casa protetta. Era nato nel quartiere e tutti lo conoscevano. Quando era al verde veniva a sedersi da Giorgio e al primo cliente che aveva fretta offriva il proprio posto in cambio di un bicchiere. Il cliente, di solito, stava al gioco.
Arrivò
Giovanni il cui motto è: "l'é
mej bevorni na' botta che strabucärni 'na gossa".
(Meglio berne una botte che rovesciarne una goccia).
Era
appena entrato quando passò il vigile che, vedendolo, gli disse:
"Giovanni
è rivè i baracòn". (
Sono arrivate le giostre).
"Sempor
con la storia di baracòn!"
Giorgio
lo invitò a raccontarmi la storia dell'attentato ad Almirante ed egli non si
fece pregare. C'era la campagna elettorale e Almirante era venuto a Parma per un
comizio. Giovanni, assieme ad una squadra di amici, aveva scollegato i microfoni
per disturbare il comizio ma, non contento, andò poi da solo ad appostarlo
presso la sua automobile.
La
lettura di un articolo della Gazzetta, in cui si parlava dello scoppio di uno
scaldabagno, aveva avviato in bottega una discussione sulla sicurezza. Si
parlava dei vari pericoli che sono sempre in agguato e Fedele, che teneva banco
perchè di mestiere fa l'idraulico, sentenziò:
"A
me fa sempre più paura il gas dell'acqua".
"A
mi am fa paura bombè anca l'aqua",
disse Giovanni. Venne guardato male, allora io, per dargli man forte, recitai un
vecchio proverbio di mia mamma:
Freddo e caldo
Si
parlava di caldo e di freddo e un cliente disse:
"A
mi am piäz pu l'istè parchè, sa t' gh'è cäld, un'ombra at la pol catär mo
d'inveron, äd stuvvi par sträda, at n'in cat miga tant !"
(A me
piace l'estate perchè se hai caldo un'ombra la puoi trovare ma d'inverno stufe
per strada non se ne trovano).
La
lettura di un articolo della Gazzetta, in cui si parlava dello scoppio di uno
scaldabagno, aveva avviato in bottega una discussione sulla sicurezza. Si
parlava dei vari pericoli che sono sempre in agguato e Fedele, che teneva banco
perchè di mestiere fa l'idraulico, sentenziò:
"A
me fa sempre più paura il gas dell'acqua".
"A
mi am fa paura bombè anca l'aqua",
disse Giovanni. Venne guardato male, allora io, per dargli man forte, recitai un
vecchio proverbio di mia mamma:
La
casa della provvidenza
Giorgio,
assieme ad alcuni amici, ha preso in affitto, a Capriglio, la "Casa della
Provvidenza" che è di proprietà dei missionari saveriani. La utilizzano
per passarvi i fine settimana in compagnia.