STORIE,
ANEDDOTI E BATTUTE |
PERSONAGGI PARMIGIANI DON RAFFAELE DAGNINO |
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Don Raffaele Dagnino è stato uno dei sacerdoti più popolari nel periodo
che va da prima della seconda guerra mondiale a tutto il dopoguerra e oltre.
Spigoloso e poco incline al compromesso, diceva di sé stesso:"Gh'òj colpa mi, si m'àn
fat col maràs ?" (Con la scure). Aveva una fede granitica e, per
coerenza con essa, gli capitava anche di andare controcorrente. Per farsi capire
meglio, nella sua parrocchia di S.Giuseppe, nell'oltretorrente, non disdegnava
di utilizzare il dialetto anche nelle omelie..
Disponibilità
Racconta la signora Cattabiani,una sua parrocchiana, che ogni volta che si parlava con don Dagnino difficilmente si parlava soltanto del più e del meno; restava sempre qualcosa su cui riflettere. Se uno aveva un problema dava la sua disponibilità e quando si aveva bisogno c'era sempre. |
La Messa
Considerava
la Messa centro della vita liturgica della parrocchia e si dava da fare perchè
fosse partecipata. Non aspettava che le sue pecorelle venissero a lui ma, quando
era necessario, andava a cercarle. Aveva il culto della puntualità alla Messa.
Bisognava stare attenti perchè non ci metteva molto a riprendere il
ritardatario seduta stante a costo di interrompere l'omelia. Un giorno mio
nipote Marcello, che era in ritardo, cercava di entrare di nascosto ma il
parroco lo vide e lo fulminò: "Marcello,
a t'ò visst !"
Bisognava stare attenti anche all'infrazione opposta cioè ad andare via prima che la Messa fosse completamente terminata perchè, se si accorgeva della manovra, bloccava con frasi di questo tipo: "Marco, quand at vè al cinema vät fora primma ?" (Marco, quando vai al cinema esci prima?)
Politica
Si
interessò molto di politica anche se non ne aveva la stoffa nel senso che non
era molto accomodante. Un giorno ebbi l'occasione di chiedergli come mai se ne
fosse interessato tanto e la sua risposta fu: "Parchè chilór j eron di mälmadur!"
(questi non erano maturi)
Disse questo indicando l'amico Aldo che, in quell'occasione, rappresentava i laici cattolici che a suo parere non si davano da fare abbastanza.
Metà
ciascuno
Era
nettamente contro il comunismo perché non ammetteva che si propagandasse
l'ateismo. la sua intransigenza gli procurò anche antipatie.
Si
narra che un giono, per strada, un passante gli urlasse:
"Ch'a
t'mända un colero !"
"Sit
comunista ?", gli
chiese d.Dagnino.
"Si", rispose l'uomo.
"Alora
metè pr'ón !" (Allora
metà per uno).
Impabjè
Subito
dopo la guerra c'era un Ente assistenziale (credo l'UNRA) che distribuiva generi
alimentari anche per il tramite delle parrocchie. Ci fu un periodo in cui veniva
sempre distribuito un formaggio di colore giallo, né duro né molle, che aveva
stancato tutti.
d.Dagnino
andò dai responsabili dell’Ente e disse loro:
"Ragass an s' pól
miga cambiär formaj ? Ormäi ò impabiè tutt la parochia !." (Ragazzi non si può cambiare tipo di formaggio?
Ormai ho “impabjè” tutta la parrocchia)
(Dove
"impabiè" si riferisce alla bocca. Non esiste l'esatto corrispondente
in italiano e significa grosso modo "bocca impastata").
L'Ospedale
"Don Dagnino", dice Aldo Cabrini, "Al
riväva a l'ospedäl primma che 'l malè." (arrivava all’ospedale
prima del malato) Sembra un 'esagerazione ma non era così. Egli aveva una
particolare sensibilità e premura per gli ammalati ed era solitamente al
corrente dei fatti gravi che riguardavano la salute dei suoi parrocchiani. Se
veniva a sapere che qualcuno doveva essere ricoverato lui, al mattino presto,
andava all'Ospedale ed era facile
che gli toccasse di aspettare.
IL
TESTAMENTO DEL SACERDOTE
"La mia chiamata
misteriosa a darmi tutto al Signore nell'esercizio del sacerdozio ministeriale
nacque in una squallida stanza dell'Istituto di anatomia dell'Università di
Parma nel lontano novembre del 1929 ore 15,30 davanti a 6 o 5 cadaverini ancora
sanguinolenti stesi in fila su di un tavolo anatomico estratti allora con
craniotomia.
Che mistero è mai la
vita ! E dopo quarantasei anni debbo trovarmi davanti e coinvolto in un popolo
di battezzati che vuole l'aborto! Si può immaginare una cosa più orribile e
abominevole per me ?
Da quarantatre anni
esercito il ministero sacerdotale -
non capisco proprio come mai il Signore abbia scelto un rottame come me -
nell'obbedienza al Vescovo e al Papa nel Vescovo. Non ho mai chiesto nessun
servizio nel popolo di Dio: d'iniziativa del Vescovo sono stato in Seminario e
poi parroco a S.Maria Maddalena e a S.Giuseppe. Come è gravoso e come è
difficile e come è bello fare il parroco.
I miei parrocchiani
-praticanti e no- mi hanno impartito la migliore direzione spirituale e mi hanno
obbligato in coscienza a stare aggiornato, e a cogliere i "segni dei
tempi" come vuole Gesù.
Spero tanto che per la
misericordia infinita di Dio e per opera dei miei parrocchiani potrò entrare
nella beatitudine celeste e incontrarne tanti, e tanti aspettarne.
Spero che alla mia morte
la grazia di Dio mi aiuti ad offrire la mia "conclusione" terrena per
la vita dell'umanità intera come Gesù: vita povera, sgangherata e piena
d'amore.
Di mio non c'è nulla se
non miseria in ogni senso. Se trovate delle briciole sono da elargire ai poveri
e ai bisognosi, sia che si tratti di denaro, sia di altri oggetti: in chiesa,
nel mio così detto studio, o in casa. I libri vengano dati a chi ritiene che
gli siano di utili: sacerdoti o laici.
Desidero che mi si
faccia la carità di seppellire la mia salma tra i poveri nel "prato"
comune dopo le "preghiere" di suffragio fatte in chiesa con l'omelia
alla S.Messa senza alcun accenno alla mia vita, passata già in giudicato da Dio
infinita bontà. Non ci siano fiori, ma preghiere, preghiere, preghiere. Dal
cielo spero che vi potrò esprimere riconoscenza.
Arrivederci, dunque, a
tutti e "alleluia !"
Sestri
Levante 13.11.75