STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

PERSONAGGI PARMIGIANI

FAUSTO BERTOZZI


Fausto Bertozzi


    Ho conosciuto bene l’ingegnere Fausto Bertozzi, tecnico valente e uno dei nostri maggiori poeti dialettali, perchè è stato per parecchio tempo responsabile dell'Ufficio Tecnico della Barilla dove anch'io ho lavorato. Ho avuto perciò modo di apprezzarne l'umanità e l'amore per Parma.  
Viene da una famiglia dell'oltretorrente dove il padre faceva il fabbro, in via G.B.Fornovo. Era specializzato nella costruzione di cancellate e ne ha fatte di molto belle.  

I  PARTE

Quando era ragazzo, negli anni 40, nella bottega di suo papà si lavorava fintanto che c'era luce. Ricorda una sera d'agosto, verso le otto, in cui un garzone stava sgattaiolando dalla bottega quando suo padre lo bloccò dicendogli:

"Veh lòmo, a n'é miga la v'gilia äd Nadäl !"  (Ragazzo, non è la vigilia di Natale !)  

La famiglia  

Sua madre, che ho avuto il piacere di conoscere era, ancora all'età di 80 anni, lucida e brillante.Nel suo dialetto perfetto piazzava ancora battute niente male come amava fare quando lui era ragazzo.

"Mà, am fa mäl la tésta".  (Mi fa male la testa)

"L'é l'istess, l'important l'é ch'at staga bén ti".  (E' lo stesso, l'importante che tu stia bene)

Per carnevale.

"Mà, co' m' metia ?"  (Cosa mi metto)

"Vestissot da cojón coi to pagn". (Vestiti da coglione con i tuoi vestiti).

In altre occasioni diceva:

“I me fjó j an studiè mo i nen miga stuppid”   (I miei figli studiano ma non sono stupidi)


Sua madre nell'Oltretorrente conosceva tutti. Quanto a "bonjerba" (Prezzemolo) anche il figlio non scherza. Una sera si era in compagnia e si stava parlando oltre che con lui, con Montanari e Terenzani. Appena si nominava qualcuno, fra loro tre, c'e n'era sempre almeno uno che lo conosceva e addirittura era in grado di risalire a tutta la parentela tanto che Fausto ad un certo punto osservò:

"Ragas, sa bruza l'anagrafe nojetor tri, in du dì, la metemma a post."
(Se brucia l'anagrafe in tre giorni la sistemiamo).

Quello del piacere di chiacchierare in compagnia era, si vede, un difetto di famiglia. In particolare Bertozzi aveva una zia molto chicchierona che abitava dirimpetto alla chiesa della sua parrocchia. Un giorno questa zia gli stava spiegando che non era andata a Messa perchè non stava bene ma, siccome era estate e c'era il portone della chiesa aperto, vi aveva assistito dalla finestra. Le disse:

"Zia, s'at zlongäv la lengua at podèv fär anca la comunión"  
(Se allungavi la lingua potevi anche fare la comunione).

Al nonno che, che per i nipoti “l’andäva zò äd tésta” ha dedicato questa breve ma bella poesia.

                        "Quand a sént al campanón

                        a m'arcord al me nonón

                        con cla voza de 'd lontan...

                        l'era bon cme un toch äd pan".

La nonna si raccomandava che spegnessero la luce e non perdeva occasione per insegnare ai nipoti che era necessario fare economia. Un giorno Fausto le chiese:

"Nona, semmia propria povrètt, povrètt ?"  (Nonna, siamo proprio poveri, poveri)

"No", rispose e, con un sopprassalto di orgoglio, aggiunse:

"semma povrett 'na volta sola"  (siamo poveri una volta sola)

In azienda

Poichè nell'ambiente di lavoro si passa la maggior parte del tempo, era inevitabile che la creatività di Bertozzi, in tanti anni, trovasse modo di esprimersi con battute che spesso servivano per rilassare l'ambiente con una risata.Fin dai primi tempi e per diversi anni lavorò come capo dell'Ufficio Tecnico, in stretto contatto con un titolare, il sig. Gianni Barilla. La confidenza che si era creata gli permetteva non di rado di piazzare anche a lui qualche battuta.

Era stato da poco promosso dirigente. Il signor Gianni gli disse:

"Lo sa che i dirigenti non hanno orario?"  

"Grazie, domani proverò a venire alle dieci".

Si era negli anni sessanta. Il sig.Gianni chiamò Bertozzi e gli disse:

"Dobbiamo costruire delle linee di produzione da 1000 quintali al giorno". Era una bella sfida perche' le linee piu' potenti di allora producevano al massimo 400 quintali al giorno.

"E' preoccupato?".

"Si, perche' abbiamo i progetti per linee da 2000 quintali e adesso ci tocca di ridurre tutti i disegni."

Battute a parte quelle linee vennero costruite veramente e nacque così lo stabilimento di Pedrignano, voluto dai fratelli Gianni e Pietro Barilla. Il Gruppo di lavoro che lo ha realizzato ha saputo e potuto infondervi capacità e innovazione e ancora oggi è all'avanguardia nel settore e il più grande del mondo.

Se non risparmiava con le sue battute il signor Gianni tanto meno si salvavano i colleghi. Erano battute mai cattive che gli interessati gli hanno sempre perdonato perche' era chiaro che le diceva per divertire.

In azienda c'era un dirigente molto in gamba ma anche molto loquace. Era accreditato di 150 parole al minuto che, in apnea, potevano anche diventare 200. Un giorno chiamò al telefono Bertozzi esordendo con un velocissimo:

"Pronto chi parla?" al quale Bertozzi, che lo aveva riconosciuto, rispose:

"Sa gh'è manera un pò pr'ón". (Se c'è modo, un po' ciascuno).

Un giorno parlando di lui disse:

"S'al s'iscriviss a l'AIDO (donatori di organi) con la so lengua i dan la parola a quator mutt." (Con la sua lingua darebbero la parola a quattro muti).
 

Ad una bella ragazza che rientrava dalle ferie dissi:

"Ben tornata"

"Ben tornita",  (ben fatta) mi corresse Bertozzi,

"gh'ät miga j oc ?"
 
(non hai gli occhi)

Ad un collega dirigente che era poco bello e che aveva molto in confidenza disse:

"Siamo fortunati che non sei re."

"Perche' ? "

"Gh'arisson di franbol oribbil ! "(Avremmo francobolli orribili).

La vigilia di Natale, un collega "pitoccava" in ufficio e, incontrandolo piu' volte nel corridoio, si senti' in dovere di scusarsi dicendo:

"Incó, inzgnér, an gh'ò miga voja äd lavorär".  (Oggi ingegnere non ho voglia di lavorare)

"J en ani acsì!" Gli rispose. (Sono anni così).

C'era da risolvere un problema importante e specialistico.

Qualcuno disse :

"Agh vriss un consulént"

"No, agh vól un consuzvèlt!"

I consulenti nelle aziende moderne sono personaggi utili ma non tutti sono sempre all'altezza e non è raro incontrare venditori di fumo. Per rendere questo concetto diceva:

"Che differenza c'è tra certi consulenti e la sfoglia?"

"Nessuna, tutt e du i van avanti con dill canéli!"  
(Dove "canéli" significa sia balle che mattarelli).

Si era ad una conferenza per l'Ingegneria e l'argomento, trattato da un valente cattedratico, era “l'intelligenza artificiale".

In una pausa Bertozzi osservò:

"Quand a s éra ragas mi, "l'intelligenza artificiale", l'era l'oli àd marluss". (L'olio di fegato di merluzzo era accreditato di numerose virtù tra le quali anche quella di far al cervello).

Dopo molte insistenze era riuscito ad ottenere il permesso di visitare un'azienda che era gelosa dei propri impianti e non ci teneva molto a farli vedere. Andò con altri quattro colleghi per cui, il direttore, un po' seccato, chiese:

"Come mai siete venuti in cinque?"

"Perche' gli altri non avevano tempo."

La battuta sgelò l'ambiente e rise anche l'ospite.

Non era facile riuscire a metterlo in difficoltà. Un giorno, ad esempio, un giovane ingegnere era stato ad un colloquio in direzione. Quando torno' in ufficio, pensando di farlo "bruciare", gli disse:

"Ingegnere non le dico quello che mi hanno detto di lei in alta direzione."

"Me lo puo' anche dire, non sono uno che si monta la testa !"
 

Si era sotto Pasqua e gli chiesi:

"Ingegnere, fa il "ponte" nella settimana di Pasqua?"

Siccome aveva programmato di prender ferie il lunedì della settimana dopo, rispose:

"Il ponte no, mo farò 'na "mensola" in colla ch'vén". 
(No, ma farò una mensola in quella che viene).

Un collega aveva curato una piantina, un ficus, che si era sviluppata tutta sbilenca.

"Ingegnere, mi piacerebbe chiedere al giardiniere se si potesse raddrizzare questa pianta, cosa ne dice ?"

"Non glielo consiglio".

"Perchè ?"

"Acsì al pól dir d'aver miss quel da 'na pärta".  
(Così potrà dire di aver messo qualcosa da parte).

Un giorno un amico gli chiese:

"Co' fal to fjol ?"

"Economia e Commercio"

"E ti co' fät ?

“Economia !".  

II  PARTE

AL RISTORANTE

Il cameriere disse a Bertozzi:

"Abbiamo un ottimo passato di verdura"

"E un presente d'anolén, agh'l'iv ?" (E un presente di anolini, lo avete?)

Un'altra volta invece:

"Ch'la cärna chi l'an va miga zò, che cärna ela?" chiese al cameriere.(Questa carne non va giù, che carne è?)

"L'é filètt !" (E’ filetto)

"Be alora l'é spanè".
( "Filetto" è anche l'elica della vite dei bulloni che quando è danneggiata, in gergo, si dice "spanata").

 

Il giorno di S.Stefano andò al ristorante ma non rimase soddisfatto perchè aveva mangiato poco. Al cameriere che chiedeva se tutto era andato bene disse:

"Questo ristorante è come la Parma-mare".

"Non capisco".

"Finisce a S.Stefano Magra."

 

Ad una cena dell'Associazione  "Parma Nostra" portarono il consommè in cui nuotavano pochi anolini. Gli chiesi:

"Inzgnér, vani bén ?"

"Me mädra la m'n'in däva tre volti tant, sol par sintir s'j eron cot!" (Mia madre me ne dava tre volte tanto soltanto per sentire se erano cotti).

LA MOGLIE

Bertozzi è molto attaccato alla famiglia e alla moglie ha dedicato alcune belle poesie ma neppure lei si è salvata dalle sue battute.

Un giorno la moglie gli disse:

"Scendo un attimo a comprare il latte"

Tornò dopo due ore e Fausto le chiese:

"Sit andäda a comprär al lat "a lunga conversazione" ?

Si era in gita con il CRAL in visita al castello di Bardi e, nel cortile del castello, la moglie gli chiese di essere fotografata con la torre sullo sfondo. Fausto tirò fuori la macchina e si accingeva a fare la foto. Stava controllando, per la verità senza molta fretta, la focale, la luce, la distanza ecc. mentre la moglie, disturbata dal sole negli occhi, brontolava spazientita Egli, che inquadrava anche la torre con l'orologio che faceva da sfondo, a bassa voce, disse:

"A fagh 'na fotografia a n'arloj con tre razi". (Faccio una foto ad un orologio con tre lancette)

("Raza", in dialetto, indica sia la lancetta che il noto arbusto spinoso e, in senso figurato, anche molto polemica).

 

In casa, il rubinetto del lavandino perdeva e la moglie, dopo qualche insistenza, riuscì a farglielo riparare.
Il lavoro però non riuscì del tutto e quando la sera tornò dal lavoro, non era ancora entrato in casa, che venne informato della cosa:

"Il rubinetto perde sempre !"

"L'andrà in serie C", Rispose Bertozzi.

In azienda era in corso una presentazione di progetti. Gli chiesi:

"Ingegnere parla anche lei ?"

"Si, dato ch'an gh'é miga me mojéra".

(Si, dal momento che non c'è mia moglie).

La multa

Fausto Bertozzi, il noto poeta parmigiano, assieme alla moglie, stava tornando dal mare quando, a Fornovo, venne fermato da un vigile che lo accusò di essere passato con il "rosso". Lui si disse convinto di essere passato con l'arancione. La moglie si intromise ed ingaggiò una animata discussione col vigile sostenendo decisamente che erano passati con l'arancione. Poco dopo Bertozzi, che era rimasto un po’ in disparte, estrasse il portafogli e disse al vigile:

"Mi dica quanto devo pagare. E' una multa che pago volentieri parchè in tant'ani äd matrimonni l'é la primma volta che me mojera l'am dà ragiòn." (In tanti anni di matrimonio è la prima volta che mia moglie mi dà ragione)

 

ARLÌA TRA PARMA E REGGIO EMILIA

 

Tra Parma e Reggio esiste un'antica "ruggine", come capita spesso tra le città limitrofe, ed è facile sentire gli abitanti canzonarsi a vicenda. Esistono però  modi simpatici di canzonare, di dare “l’arlìa”, e modi sciocchi come facilmente accade nelle partite di calcio. Le battute di Bertozzi "contro" i reggiani fanno parte della prima categoria e sono soltanto spiritose.

Egli sostiene, ad esempio :

"Che il grana sia più parmigiano che reggiano lo dimostra anche il fatto che le forme sono rotonde".(I parmigiani sostengono che i reggiani hanno la testa "quadrata". I reggiani contrattaccano dicendo che i parmigiani l’hanno rotonda perché i pidocchi hanno mangiato gli spigoli ma non riescono a pareggiare.)

Durante un intervallo di lavoro entrò in banca, allo sportello aziendale, e si mise in attesa nonostante ci fosse un'impiegata, di Reggio, libera.

"Ingegnere ha bisogno ?"

"Si ma è meglio che io aspetti la sua collega".

"Perché ?"

"Devo fare un assegno circolare".

 

Siccome la moglie è di Quattrocastella, che è in provincia di Reggio Emilia, ogni tanto qualcuno gli rinfaccia di avere sposato una reggiana e lui cerca di giustificarsi come può.

"Fausto, ma tua moglie è reggiana !"

"An n'è miga colpa sovva".

A volte invece si giustifica dicendo  che il vescovo lo ha inviato in "terra di missione".

Un giorno, a Quattrocastella, dove abita in estate, stava parlando con un contadino della zona che gli stava dicendo di aver messo in vendita la casa e il podere. Per valorizzare le sue proprietà disse:

"Quando c'è sereno si vede Reggio".

"Alora gh'é al scónt ?" (Allora c'è lo sconto ?)

 

L'arlia tra parmigiani e reggiani non è recente. Si può leggere nella cronaca che segue.

"Nel 1219 Pavesi,Piacentini, Milanesi, Lodesani coi suoi seguaci vennero sopra Zibello, castello del vescovado di Cremona contra li quali i Parmigiani coi suoi fautori Cremonesi e Modenesi combattendo vinsero et durò il conflitto dalla mattina al Vespero con gran mortalità et presa de nemici.

Allora in aiuto de Parmigiani, lieti per la vittoria, sopragiunse li Reggiani dove nacque il proverbio in Parma, quando il soccorso è tardo, è il "soccorso dei Reggiani."

   

III  PARTE

IN BICICLETTA   

Ama molto andare in bicicletta e non poteva mancare di dedicare ad essa una poesia di cui riporto una strofa.

 

La bicicletta

"Do curvi, un tornant....la strada la và....,  (due curve, un tornante…la strada va)
la rampa, la gira; chissà indo' la fnissa....(arrampica, gira; chissa dove finisce)
Am volt e guard zò; la pär una bissa;       (mi volto e guardo giù; sembra una biscia)
la covva là in fonda.... la testa chissà !"  (la coda là in fondo…la testa chissà))

Una domenica mattina,in montagna, si fermò in un paesino in cui abitava un collega che, vedutolo, gli disse:

"Inzgnér, a s' fermol a bevor?" (Si ferma a bere ?)

"Par forsa, sa bev intant ch'a vagh al strabucch." (Se bevo mentre vado lo rovescio).

Un collega, che si vantava con Fausto Bertozzi di correre nella squadra aziendale, gli diceva:

"Io corro per la "Barilla". (Io corro per la Barilla)

Bertozzi, toccandosi la pancia ribattè:

"Anca mi corr par la barìlla". (Dove "barìlla", con  la “b” minuscola e la "ì" accentata stà per "pancia").

 
VARIE

Si era a Milano nel 1987 in periodo di campagna elettorale. Stavamo procedendo in direzione Fiera quando vedemmo una serie di palloncini che sostenevano uno striscione su cui era scritto: "Vota Formigoni". Commento' subito:

"As pol propria dir che Formigoni al sta' su' con dil bali!" (Si può dire che Formigoni stà su con delle balle).

Bertozzi ha un debole per il coro del Monte Orsaro e va a sentirlo tutte le volte che può. Una sera andammo assieme nella chiesa di S.Giovanni Evangelista per ascoltare un concerto di un coro polacco ospite della corale parmigiana. Nei locali della canonica seguì un rinfresco offerto agli ospiti e, dopo il brindisi, i coristi polacchi cantarono una canzone molto bella. Come ebbero finito, i coristi parmigiani cantarono a loro volta intonando "Sior padron da li beli braghi bianchi".Avevano appena cominciato che i polacchi si unirono al loro coro. Intonarono allora  "Signore delle cime" e, di nuovo, gli ospiti si unirono al canto. Provarono con "rumba la rumba" e i polacchi, che sapevano anche quella, cantarono di nuovo. Allora Bertozzi disse ai coristi parmigiani:

"Ragas, provì con Tortorela; si san anca cola lì podì andär a ca'" 

Provarono con "Romagna mia" e i polacchi finalmente si arresero.

Quella sera mancava il maestro del coro e in sua vece si dava molto da fare il nostro amico Giunio, che all'epoca non era sposato e che non smetteva di guardare una biondina del coro polacco tanto che Bertozzi si sentì in dovere di metterlo in guardia:

"Giunio, stà atent ch'at vè a ca' orob !" (Vai a casa cieco).

"Parchè ?"

"At ghe las j oc ataca". (Le lasci gli occhi addosso).

 

FREDDURE

 

Oltre alle battute sa inventare freddure niente male, ecco qualche esempio:

"Il posto piu' bello e' la portineria; si vive d'entrata."

"Il fenomeno delle leghe non è finito: ci sono ventimila leghe sotto i mari."

"La melanzana l'é un pom poch seri".(Melan-zana ) La zana è la femmina del maiale e, in senso figurato, una donna svergognata.

"L'avocado invece  l'è un suclen (zucchno) ch'à studiè.

"L'anno è un periodo di tempo molto breve fatto di giornate molto lunghe".

Anche il fratello Luciano ha una bella inventiva. Dice ad esempio:

"A Roma c'è il Gabinetto, la Camera e i Servizi ma deve esserci senz'altro anche la cucina; con col chi magnon !"

Sempre il fratello, ad un amico di nome Luigi che ha una fortuna sfacciata al gioco, ha affibbiato il soprannome di "Luigi Sedici".

Dopo aver composto tante poesie per gli altri pensionati anche Fausto Bertozzi ha avuto la propria ad opera del bravo Tamburini che gli ha dedicato una composizione simpatica di cui riporto le prime strofe.

All'amico Fausto Bertozzi

"La festa l'è stavolta par n'amigh
ad colli bon dabón, äd stamp antigh:
al fiol d'un frär, ch'al stäva in borgh äd j äzon
che il cozi béli al ja goda e i gh'piäzon.

Inzgner e cap uffissi a la Barìlla
al gh'à un blazon ch'al fa invidia e al brilla
äd luza intensa, miga artificiäla
cl'a merita 'na coza un po speciäla
.............

Un giorno andammo assieme in collina,dalle parti di Ozzano, a visitare una bella cantina: "Il Monte delle Vigne".
La giornata era bella, il paesaggio pure, la compagnia buona e il salame all'altezza del vino che era ottimo. Quando tornò a casa buttò giù, quasi di getto, la poesia che segue.

            IL MONTE DELLE VIGNE

D'un grap che int l'azurr tra il foji là 'l splenda
pien 'd gran ch'j àn fat scorta dal sol äd l'istè
a pens che la vida, s'al spicch, la s'ofenda.

            Mo no. L'è 'na mama ch'l'é pù che contenta
           
äd därot al lat ch'la dà al so putén.
           
'Na roza ch'dà al vréspi al dols äd la smenta.

Al sol ch'al s'fa succor t'al sent ch'al s'desfà.
D'in bocca pianén al s'mes'cia int al sangov
e al ciama un fradél:al vol un p'con 'd pan. 

            Che Dio al bendissa 'stà béla "colen'na"
           
ch'la crida int la nébia, ch'la ridda col sol,
           
vestida d'avton cme gnan 'na regen'na.

E, al verd e po' al giäld e tutt sti color
ne t' pärni miss lì chi spéton ch'a gh' poccia
al pnél, al pu grand di nostor pitor?

            E at god al profumm dal most int la tén'na,
           
t'al sent barbojär....e at vedd al capél
           
ch'al s'leva a dmandär chi revon la spen'na.

Mo al "Ven" l'é un miracol, l'é dols, l'é sincer,
l'é fat con al cor ch'al scälda la téra.
Po' guärdol col sol quand brilla al bicér:

            Al spumma content, al ridda, al fa il sméli,
           
al vol ch'a t'al tast, l'é li ch'al te diz:
           
"Son fat mez äd sol e mez con il steli".

Gh'é 'l "Dols", a gh'é 'l "Brusch", al "Scur e gh'é 'l "Ciär"
nasù cme fradè sul "Mont, là, dill Viggni"
bazè, da mill sécol, da l'aria däl Tär.

            E se, cme stasira, in cà chi da mi,
           
ataca a un foj bianch, la pénna a gh'ò in man
           
cme un povor anvél l'an s'mova dal nì,

a m'juta un bicér, bél pien äd "Malvasia",
ch'la frizza, ch'la s'ciumma, coll bolli ch'a spriccia.
Alora partiss....La mè fantasia

            la vola lontan cme fa 'na farfala
           
da un frut sora a un fior. La scapa int i prè
           
cme 'l mat d'un poledor chi gh' revon la stala.

Almeno par n'ora am son arsorè
a j ò pozè in téra al sach äd la vitta...
Par n'ora, e n'ò basta, a j ò tirè 'l fiè.

            E intant che pian pian a vud al bicér
           
am sent an' pù bon, pù bräv e pù san.
           
Po' am carogh al sach....e al pär pù alzer.

(F.Bertozzi)

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