Giuseppe Mezzadri
RICORDO DI ETTORE GUATELLI
Ettore Guatelli
In occasione della
presentazione del lunario parmigiano di “Parma Nostra” per il 2011
Una associazione come la nostra che ha uno statuto che, tra l’altro recita:
“Parma Nostra si pone l’obiettivo del recupero e della salvaguardia di tutto
quanto si può catalogare come “civiltà parmigiana”; quindi interventi nel campo
del dialetto, della storia, dell’arte, delle tradizioni ecc. non poteva non
conoscere e stimare Ettore Guatelli il fondatore del museo della Civiltà
contadina di Ozzano Taro. Con Guatelli c’è stata collaborazione ma soprattutto
amicizia con me, Fausto Bertozzi, Renzo Oddi e altri ancora.
Quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte e vogliamo anche noi
ricordarlo. Lo farò giocando di sponda. Nel 2000 sono stato alcuni mesi in
Brasile ospite della missione di mio fratello missionario saveriano. In quella
occasione ho conosciuto padre Silvano Zennari una sorta di Guatelli del Brasile.
Era responsabile di un santuario mariano da lui stesso costruito in alcune
nicchie del quale aveva sistemato attrezzi agricoli, raccoglieva reperti della
civiltà degli indios e amava intervistare le persone che ricordavano,
direttamente o tramite i racconti dei padri o dei nonni, i primi tempi
dell’emigrazione italiana in Brasile e ne ricavava racconti bellissimi. Gli
parlai di Ettore e siccome si era dimostrato molto interessato, tornato in
Italia gli ho spedito un video sul museo di Ozzano. Leggo alcune righe del suo
commento nella risposta.
“…Io sto benino e, dentro del tempo limitato, sono sempre alla ricerca di
nuovi episodi perché sono convinto che tante piccole storie, messe insieme, ne
fanno una più grande.
Grazie per il filmato sul lavoro realizzato dall’amico Guatelli. Bello, col
sottofondo musicale di Bach. Anche solo per questo lavoro Guatelli merita un
posto speciale in paradiso con tutta la nostra gratitudine dal momento che ci
sentiamo “figli dei campi” e non possiamo dimenticare le nostre radici…”
“…Vent’anni fa mi misi anch’io a raccogliere vecchi attrezzi. Ne trovai alcuni
portati dall’Italia dai nostri emigranti. Poi smisi. Anche per questo lavoro
occorre spazio, tempo e denaro. Spero che il signor Guatelli trovi seguaci per
ricordarci come le nostre mamme facevano il pane delizioso e tutto il resto.
Mi pare una dimostrazione di come il riconoscimento del valore del lavoro di
Guatelli non sia confinato ad Ozzano o a Parma soltanto ma abbia, tra le persone
sensibili, estimatori in tutta Italia e non soltanto.
Guatelli aveva chiesto anche a me di essere uno di quei seguaci che
continuassero a ricordare. Io gli ho dedicato due capitoli nei miei libri, un
ricordo sulla gazzetta e nulla più.
Fortunatamente ci sono persone che non hanno lasciato cadere il testimone come
l’associazione “Amici di Guatelli” che sta svolgendo un ottimo lavoro.
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