PENSIERI PARMIGIANI

Giuseppe Mezzadri

MARZO 2008

 

 

MODI DI DIRE E PROVERBI

 

I “modi di dire”, o “detti”, e i proverbi sono un’eredità preziosa dei nostri vecchi. Sono, di norma, frutto d’esperienza, osservazioni, saggezza, senso dell’umorismo. A volta si tratta anche di detti di modesto spessore che avevano soltanto la funzione di dire qualcosa. Quasi una interiezione. I “detti” sono anche documenti che ci parlano di com’era la vita di un tempo e del suo svolgersi concretamente nel quotidiano.

                     Una precisazione merita di esser fatta da subito. Nel nostro dialetto la parola “ditt” (detto) può avere significati differenti. I “ditt” sono i “detti” di cui sopra, ma il medesimo termine inserito, ad esempio, nella frase “j àn ditt” (hanno detto) ha un significato diverso. Può essere il divulgare di un’informazione, ma potrebbe anche trattarsi di pettegolezzo o addirittura di una calunnia.

Nel dubbio, la signora Godi, la mia saggia maestra delle elementari, per metterci in guardia dal credere facilmente ai “si dice”, ci ha insegnato un “detto” ad hoc che non ho mai dimenticato:

“Al ditt al va par la sträda e i cojón j al tozon su”.

 

 

TEMPO
 

Tantissimi sono i modi di dire che riguardano il tempo. Uno dei meno raffinati, ma comunque veritiero, recita:

“Témp e cul i fàn a so mód”.

L’Africa soffre di una grave siccità. Parlavo di questo problema con una signora eritrea. Mi ha detto che sua madre, che vive con lei in Italia, si arrabbia tantissimo, quando sente la nostra televisione definire “brutto tempo” quando c’è pioggia.

 

 

GIOVENTU’ MODERNA
 

Il mio amico Giacomo ha battute niente male. Vive a Fornovo e viene a Parma soltanto se vi è obbligato. Un giorno, vedendo i giovani in via Cavour con i capelli a cresta e di tutti i colori, con i vestiti tutti sbracati, pensando che sarà dal loro lavoro che deriverà la nostra pensione, mi disse:

“Giusep, preperot a magnär ‘na volta al dì”.