Giuseppe Mezzadri
IMMAGINI NEL
DIALETTO PARMIGIANO
Diceva don Gino Marchi, grande studioso del dialetto e delle nostre tradizioni, che la lingua italiana si può paragonare a quelle mele belle grosse e lucide che troviamo nei negozi mentre il dialetto si può paragonare a quelle meline di montagna piccole e magari un po’ ruggitine, poco belle a vedersi, ma ricche si sapore.
In effetti dato che il dialetto non ha il superlativo assoluto ed è meno ricco di vocaboli rispetto la lingua italiana si ricorre spesso ad iperboli e ad immagini spesso esagerate ma che rendono bene l’idea. Le persone argute hanno creato immagini belle e divertenti.
FAUSTO
BERTOZZI
Un maestro è Fausto Bertozzi che in una previsione del tempo sul lunario parmigiano scriveva:
“Una fumära acsì fissa ch’a t’ ghe pol pozär incontra la bicicletta”
Oppure quest’altra
“Vent, frèdd giasa e fumera, pés de csì an gh’è che la v’ciära”
Un altro esempio di immagini colorite è la descrizione che l’amico Dario Paterlini, simpatico personaggio dell’Oltretorrente, fa della sua infanzia e dei suoi tempi. Dario si presenta così:
O’ pran ridù int la vitta, e magnè poch
La primma parola ch’j ò ditt è miga stè “mama” mo “fama”
Ricordando i tempi della sua infanzia e dei pidocchi così comuni dice:
Quand a s’ pärla ed Pärma vecia a m’ grat ancorra
Sua madre morì che era un bambino e venne allevato dalla nonna e dal padre che faceva il muratore. Appena fu grandicello il padre lo prese a lavorare con se.
Ogni tanto gli diceva:
“Va avanti ti col lavor che mi fagh a fär dili amzuri”
Non tardò molto a capire dove andasse a fär dili amzuri e così cominciò a seguirlo e la sua frequentazione delle osterie dell’Oltretorrente.
Parlando del padre dice:
“Gran bel bicér me Pädor. E valà ch’al n’à bvù. E tutt ross parché al bianch al fa pu mäl”
Dario, anni fa, era custode di una ditta che vende prodotti elettrici.
Incontrandolo gli chiesi:
Dario è vera ch’a tsi int l’elettrortecnica ?
Elettrotecnica ? elettronica ! In ca’ meja l’è tutt automatich. A t’ schiss un boton a t’ ciap su dal stuppid.
Un giorno era tornato con la risposta delle analisi del sangue. La moglie gli chiese:
Co’ t’ani catè int al sangov?
Dal ven
Miga fär al cojon, dimm co’ i t’an catè
I m’an ditt ch’a gò al sangov gros
El gros bombén ?
Al pär boden
E alora co’ t’al ditt al dotor?
Ch’l’è n’artrosi ch’la va via sol a sturer
Miga fär al cojon, co’ t’al ordinè ?
Dil suposti ! Al me dotor al va via tutt a suposti. Ormäj gh’ò ‘l cul ch’a gh pasa na’ micca äd pan
Stùffogh – afa
Bàt’r al depòzit – a rullo di tamburo
Zbrajar ajutor – chiamare aiuto (sulla seconda a di zbraiar ci vuole la dieresi)
Bénda – cuffia da notte femminile
Contrè – contrada
Baronda – congrega
Balòch – confusionario
Chi viv? – Chi va là?
(da Dizionario Italiano-Parmigiano di G.Capacchi. Artegrafica Silva)