GIUSEPPE MEZZADRI |
Dando inizio a questa rubrica sento il dovere di dire chi sono, perché lo faccio e cosa mi aspetto. |
CHI
SONO
Mi chiamo Giuseppe Mezzadri, sono nato a Parma, dove abito tutt’ora, 61 anni fa. Sono in pensione da circa due anni dopo aver lavorato in Barilla, come progettista di impianti per l’industria alimentare, per diverse decine d’anni.
Amo
la mia città, la sua lingua e le sue tradizioni senza per questo permettermi
di fare classifiche o di accampare per loro una qualche superiorità sulle altre.
Penso che ognuno dovrebbe amare le proprie tradizioni così come si dovrebbero
amare i propri genitori, indipendentemente dal fatto che siano o meno perfetti o
i migliori.
Per quanto riguarda la lingua, per meglio spiegare quanto io la ritenga importante, mi servirò delle parole del poeta parmigiano Renzo Pezzani:
"Il
vernacolo non è soltanto linguaggio rusticale di una contrada, ne è il colore
e il sale. E' l'idioma domestico destinato a improntare per sempre sulle nostre
labbra di inconfondibili flessioni e cadenze la lingua nazionale.....
Se
il linguaggio nazionale è un tesoro che si guadagna nell'esercizio della scuola
e nella pratica di un gusto e d'una inclinazione, il dialetto ce lo troviamo nel
sangue e sulla lingua come l'uccello il canto..,"
Sono
un appassionato raccoglitore di storie, aneddoti e tradizioni parmigiane ma non
soltanto parmigiane. L’anno passato, ad esempio, ho trascorso tre mesi in
Brasile, presso la missione di mio fratello missionario saveriano e, da
quell’esperienza, è nato il mio interesse anche per le storie di quel paese e
degli italiani all’estero in generale. Su quest’ultimo argomento ho
ascoltato e raccolto racconti interessanti specialmente sugli inizi.
Da
tempo, dopo aver raccolto parecchio materiale, ho iniziato anche a scriverne
dando alle stampe due libri. Attualmente ho in cantiere anche un terzo
che uscirà tra un anno circa. Scrivo, pur sapendo di non essere uno scrittore,
perché mi diverto e anche perché penso di avere raccolto storie e aneddoti che
spesso "stanno in piedi" da soli. Intendo affermare che molti episodi
hanno una loro capacità intrinseca di interessare il lettore senza bisogno di
aggiungervi molto. Penso anzi, al contrario, che il narratore, se non è bravo,
meno vi aggiunge meglio fa.
Faccio
parte inoltre della redazione del “Lunario Parmigiano” edito
dall’associazione culturale “Parma nostra”.
PERCHÉ
QUESTA RUBRICA
Perseguo
due finalità principali. La prima è quella di divertire. Già a riuscirci
sarebbe un bel risultato e, in questi tempi densi di preoccupazioni, anche
utile. Per esprimere meglio questo concetto mi servirò delle parole del teologo
Romano Guardini che scrisse:
"Bisogna
avere un occhio per ciò che c'è di strano nell'esistenza. La realtà umana ha
sempre in se un che di comico; e quanto più uno si dà delle arie, tanto più
aumenta il comico. Ora umorismo significa che si prende bensì sul serio un
essere umano e ci si dà da fare per lui; ma d'un tratto si può notare quanto
egli sia strano, e si ride, magari pure interiormente. Umorismo è un riso
amichevole sulla stranezza di tutto ciò che è umano. Esso aiuta ad essere
buoni poiché, dopo aver riso, è più facile tornare ad impegnarsi con serietà."
Oggi
si ride meno di un tempo e la cosa non è certamente positiva. Rende bene l'idea
il poeta Fausto Bertozzi che dice:
"Se
di schèrs s'é pers la sménta,chi gh'armètta äd pu? La génta."
(Se degli scherzi si è perso il seme, chi ci rimette di più? La gente)
Lo
scrittore francese Jules Renard scrisse:
"Siamo
sulla terra per ridere. Non potremo più farlo in purgatorio o all'inferno. E in
paradiso sarebbe sconveniente".
La
seconda finalità è quella di contribuire a tenere vive le nostre tradizioni e
di raccontare, tramite piccole storie di vita della gente comune, come si viveva
un tempo e quali fossero i valori. Cercherò di raggiungere questo risultato
pubblicando storie e aneddoti autobiografici, dell'ambiente di lavoro, di
personaggi vari noti e meno noti, di preti e i racconti che si facevano, tempi
addietro, nelle stalle d’inverno.
Cercherò
di inserire cose divertenti ma anche interessanti o che abbiano una valenza
etica positiva.
Mi
ha sostenuto in questo lavoro l'incoraggiamento che mi diede a suo tempo il
compianto prof. Fulvio Ferrari, lo studioso umanista che fu anche presidente
della Famija
Pramzana, il quale, dopo aver letto il mio primo libro "Apen'na
da biasär", (appena da mangiare) mi disse:
"Bravo
Mezzadri, ho letto il suo libro d'un fiato; al va zò cme un bicér äd
lambrusch".( va giù
come un bicchiere di lambrusco) Non
parlò di barolo ma l'ho accettato come un complimento sincero, non soltanto
perché anche il lambrusco è un buon vino, ma perché il professore spinse la
sua gentilezza fino ad accettare di presentarlo assieme all'amico Vittorio
Botti. Anche il prof.Orazio Campanini m'incoraggiò e mi chiese una seconda
copia del libro per portarlo a Renata Tebaldi che aveva in progetto di andare a
visitare.
Lo
spirito con cui lavoro è stato evidenziato perfettamente dal critico della
Gazzetta di Parma, Giuseppe Marchetti che, a conclusione della recensione del
mio secondo libro ”Riz e Verzi”, (riso e verze) ha scritto: “…Mezzadri,
ridendo e scherzando, ci aiuta a riflettere”.
COSA
M'ASPETTO
M’aspetto
qualche ritorno di commento al materiale che via via verrà pubblicato, con
suggerimenti e magari anche qualche critica costruttiva ma, soprattutto,
m'interesserebbe ricevere messaggi con storie o racconti o esperienze da parte
dei lettori che desiderano farlo, sia per arricchire la mia raccolta, sia per,
se si riterrà utile, eventualmente inserirli in questa rubrica.
FONTI
Il
materiale che man mano inserirò sarà tratto, per la maggior parte, da :
-
“Apen’na da biasär”, stampato nel 1980 dalla Tipografia
Benedettina
-
“Riz e Vérzi” edito da Silva editore s.r.l Parma, nel 1996
-
“Lunario Parmigiano” edito da Parma Nostra
-
materiale del terzo libro che stò scrivendo e contributi
vari.