LUNARIO PARMIGIANO
Chi gh’ à un bon soch in-t-al córtil ch’al la spära pr’al méz d’ avril
LA SOJÓLA
Giorgio Saccò,
barbiere di borgo delle Colonne, aveva riaperto negozio da pochi giorni dopo la
chiusura di ferragosto. Entrò Salvo Mollica, un anziano signore, che gli
chiese:
"Indo' sit stè
Giorgio, ch'a són pasè e gh' éra sarè ?"
"Són stè al mär" (Al
mare).
"A fär
?" (A fare ?)
- "A
fär al bagn" (A fare il bagno).
"An n'ävot
miga pu
basta äd la sojóla ?!"(La sojóla è il
bigoncio dentro il quale, un tempo non lontano, facevano il bagno coloro che
non avevano la doccia o la vasca.)
(G.Mezzadri)
15 APRILE
1388
G. Galeazzo manda una lettera
al nostro podestà colla quale gli ordina di far diligenti ricerche de furiosi. insani e mentecatti e di farli carcerare e nutrire, ove i
parenti dei medesimi non ne avessero cura.
·
Magna cól forsén’ni ch’a t’à fat
to mädra
·
Méj ésor invidjè che compatì
·
Bón marchè, cojón imbrojè
IL BOJA DEL
DUCATO
Giuseppe Pantoni,
detto il Boja del Ducato, (siamo nell’ottocento) si
diceva possedesse un diploma o autorizzazione ducale ad
esercitare l’arte di preparare impiastri, pomate ed unguenti. Il figlio
Benedetto e la nipote Angiolina continuarono tale
arte che la tradizione riteneva plurisecolare. Quando la famiglia Pantoni si estinse, così oralmente si narra, si spense: “La
rasa dal Boja, ‘dla Bojèssa, ‘dlaBojassa,
dal fiól dal Boja e ‘dla Bojètta”.
(L.Gambara
– Novelle parmigiane dell’ottocento - Off.Graf.Fresching)
EH, LA FÓRCA
'D BRETTA!
Eh. la fórca 'd Bretta! (Eh, la forca di Berretta!), è una delle esclamazioni che
ricorrono più frequentemente nella parlata parmigiana per esprimere meraviglia
unita a disappunto o disgusto. Potrebbe tradursi con "Accidenti!", o
"Eh, che diavolo!" o giù di lì. Val la pena
di ricordarla, insieme con il modo di dire, altrettanto comune, färon pu che Bretta (farne più di Berretta) a significare:
"compiere ogni sorta di malefatte". Per quei pochi che non lo sapessero,
chiariamo che con Bretta si vuole alludere al
feroce Giuseppe Berretta detto "Zoni",
ladro ed assassino, che fu impiccato 1'8 agosto 1804,
di domenica, in Piazza della Ghiaia, a triste conclusione di una vita spesa in
rapine, spesso accompagnate da inumane sevizie…] […Dopo l'impiccagione, la
testa del malvivente fu tagliata e collocata in una gabbia di ferro che venne
esposta al pubblico in tutti i luoghi che avevano veduto i crimini del
Berretta; fu quella la forca cui allude l'esclamazione parmigiana, e non già il
patibolo su cui venne impiccato….]
(da che lavór sjor Gibartén! – di G.Capacchi)
Produced by ParmaItaly.com